Non siamo invasi, siamo invasati

no_soli_con_italianiQuesto articolo è molto lungo, ma certe opinioni richiedono tempo e spazio per articolarsi. Sono giorni, mesi, anni che continua ad accadere. Il razzismo dilaga strisciando silenziosamente nelle abitudini, nei modi di dire, di pensare, di esigere diritti. Non è una cosa che vedi e capisci subito. Accade lentamente. Le esplosioni di follia, i raptus animali, i momenti di esaltazione non sono un sintomo, sono conseguenze. Prima ce ne rendiamo conto, prima possiamo rimediare.

Non è facile scrivere un articolo così, è evidente che incontrerà una serie di critiche e di reazioni, anche violente, dettate da quella che viene interpretata realmente come genuina volontà di riscatto. Perché io ci credo quando qualcuno dice: “il problema è che qui non c’è abbastanza per noi”. Dentro quell’abbastanza ci sono un sacco di cose. C’è l’esasperazione, c’è la povertà, c’è l’assenza di prospettive o ci sono prospettive di merda, da vivere con frustrazione perché ti fanno credere che alternative non ce ne sono. Io ci credo che molti pensano genuinamente che non si tratta di egoismo ma autodifesa, e proprio perché ci credo, questo mi fa ancora più paura delle esplosioni di violenza. Sia chiaro, chi deliberatamente sceglie la strada della violenza e dell’intolleranza, chi sceglie di prendersela con i più deboli e strumentalizza il malcontento per diffondere messaggi di odio è solo feccia, e certe cose è meglio dirsele così come stanno, fare chiarezza. Quello che invece è più avvilente, è che è tutto vero. In Italia non c’è lavoro, la povertà dilaga, le condizioni di vita di larghissima parte della popolazione sono al limite della decenza. Nessuno nega che sia così. Ma siamo sicuri che il problema sia chi sta peggio di noi? Chi ci ha convinti di questa cosa? Quando è iniziata?

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4 risposte a Non siamo invasi, siamo invasati

  1. errecinque ha detto:

    Fuor di retorica, lo giuro. Voglio provare a porre una questione a tutti.
    Ieri ho scritto questo articolo per Fanpage.it per provare a mettere in croce tre o quattro pensieri che tenevo da un po’ di tempo.
    Chi mi conosce un po’ di più di gran parte della gente che l’ha letto, potrà riscontrare che ho dato per buone delle premesse che non mi appartenevano, che ho provato a fare miei e a inserire nel ragionamento dei presupposti che non solo non condivido, ma che trovo pericolosi e che credo vadano stigmatizzati il più violentemente possibile.
    L’ho fatto con onestà intellettuale, perché pensavo che, di fronte al dilagare sempre più pericoloso del razzismo nel nostro paese, di fronte al fatto che spesso anche chi è pienamente razzista non si rende conto di esserlo, di fronte al nuovo cancro del “non sono razzista ma”, ci sia una parte di persone che veramente crede di avere dalla sua la ragione, che si sente incompresa e che i razzisti, i fascisti, quelli veri e consapevoli, intercettano.
    Pensavo questo, mentre scrivevo l’articolo, e mi dicevo che, al di là della condanna, dovremmo tutti prenderci la responsabilità di smontare certi ragionamenti alla radice, di provare a poco a poco a ribaltarli così come a poco a poco sono stati messi nella testa delle persone.
    Ho passato gran parte della giornata a leggere commenti pieni di odio, di persone che evidentemente non erano andate oltre il titolo dell’articolo e che rispondevano vomitando odio e luoghi comuni, con lunghi elenchi di stereotipi proprio del tipo che nell’articolo, attraverso mille ragionamenti e un sacco di fonti e dati molto puntuali, provavo a smentire.
    Mi sono avvilita, inutile dirlo. Non per le offese che di quelle me ne frego e anzi, per come sono formulate e per quello che esprimono in realtà non fanno altro che generare un amaro sorriso. Quello che però mi ha avvilita è la chiusura a ogni forma di comunicazione complessa. Forse sbaglio io, forse non sono brava io e la mia inguaribile tendenza alle analisi lunghissime non mi aiuta, ma allora quale è la soluzione? Se nemmeno una che inizia un articolo che dice “Sì, avete tutti ragione, però…” riesce a comunicare, come si fa?
    Io lo capisco che oggi siamo tutti arrabbiati, tutti delusi, tutti frustrati. Ma questo non servirà a fermare l’ondata di odio e intolleranza che il nostro paese sta vivendo e anzi, ogni volta che i torni si inaspriscono, ogni volta che si risponde – giustamente – a muso duro a chi dice falsità e veicola odio, dall’altra parte c’è solo chiusura.
    Questi esistono, sono sempre di più e a volte arrivo a temere siano più di noi. Cosa possiamo fare, sul serio, di concreto?
    Perché io a starmene così, a commentarli e spiegare a chi già lo sa perché sbagliano e sono pericolosi, non ce la faccio più.

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    • loscalzo1979 ha detto:

      No cara Rita (posso darti del tu? tra l’altro scopro solo ora che il nome della mia Mamma), tu sei stata esaustiva e hai esposto bene le cose.

      Il problema è che quelli che erano gli scemi del villaggio o gli esaltati da Bar, un tempo confinati nei rispettivi circolini e bar di paese e più in là del cartello del paese nessuno li conosceva, ora hanno vetrine globali immense dove radunarsi in massa e sembrano tanti e sembrano prendere il sopravvento.

      La realtà almeno dalle mie parti è un tantino diversa: tanta gente non esprime le cose orrende che leggo online in piazza o nelle strade e qua nel bene e nel male la convivenza con gli stranieri regge, salvo sporadici episodi sul quale non perde tempo il web a soffiarci sopra.

      Finché ci saranno persone come te che scrivi o io che leggo o persone che non cercano sempre un capro espiatorio ai loro problemi, questo Paese sopravviverà ai populisti e agli ignoranti.
      Perché alla fine siamo la maggior parte persone per bene.

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  2. tulliotherocker ha detto:

    Ciao Rita, scusa se ti do del tu ma mi viene naturale. Per prima cosa, ho letto il tuo articolo e lo ritengo un’interessante punto di vista.La tua amarezza esposta, sia nell’articolo che nel commento qui sopra, è a dir poco comprensibile. Tralasciando l’incapacità di alcuni commentatori di scrivere in italiano corretto, quando sono i primi a dire che un immigrato deve imparare la lingua, il mio consiglio è di non farti abbattere. Siamo un paese dove lo sport nazionale non è il calcio, ma lamentarsi. Di nulla, a mio avviso. Le guerre ideologiche scatenate dalle istituzioni di cui parli sono solamente fittizie ed effimere quanto una scoreggia in un tornado. Quello che nella vita dovrebbe contare solamente sono i fatti. Alle persone (soprattutto a noi italiani) piace riempire le proprie bacheche di frasi ad effetto scopiazzate in qua e la e di retorica spicciola da bar, come loscalzo1979 ha perfettamente riassunto nel suo commento. Scommetto che la metà di quelli che ti hanno insultata non hanno manco finito di leggere l’articolo.

    Onestamente ritengo che si, ci siano molte cose da rimettere a posto, ma in primis vadano riqualificate le istituzioni, troppo assenti nella vita reale e fin troppo presenti sulla rete, dove è molto più facile ottenere consensi.
    Ha fatto e farà sempre scalpore l’immigrato criminale così come in Australia, negli anni ’30/40, non volevano italiani dal Veneto in giù perché credevano che fossero tutti fancazzisti e criminali e ogni occasione era buona per alimentare propaganda e odio. Sinceramente, noto che tutti utilizzano a sproposito parole come povertà e fame, accompagnandole alle storie di italiani sempre più poveri e senza lavoro. Qui da me le cose sono un po diverse. Nel mio immaginario di povertà, mi aspetterei di vedere tanti barboni per strada ma vedi, giro spesso per la mia città e gli unici clochard che vedo sono sempre gli stessi che vedevo 30 anni fa da bambino. La difficoltà di certe persone è innegabile come è innegabile l’arrogarsi dei diritti escludendo a priori i doveri. La domanda da porsi è: cosa volete? Volete la casa gratis? Un lavoro in ufficio di 4 ore al giorno pagato 1600€ al mese? Più soldi da spendere in prostitute, scommesse e smartphone? A me hanno insegnato che le cose vanno guadagnate e non accetto ne accetterò l’ipocrisia travestita da giustizia di chi ancora oggi fa la fila dal nero per comprarsi la borsa di Gucci tarocca o preferisce non pagare l’affitto perché…alle vacanze non si rinuncia e poi si accoda a questi presunti fascisti, al grido di “prima gli italiani”.

    Brava Rita, le persone come te che hanno ancora un cervello che funziona e la voglia del confronto sano e costruttivo sono sempre di meno ma non devi avere paura perché quegli idioti che vivono di statistiche e porcherie lette chissà dove, sono solo fumo e niente arrosto. Ti prego continua ancora a trasmettere fiducia nella gente a me e a chi ne ha le capacità di apprezzarla.

    Hai chiesto cosa possiamo fare di concreto e io credo che si possa fare ben poco. Di sicuro avere il coraggio di non farsi coinvolgere da questi ipocriti e nel nostro piccolo, cercare di vivere secondo i nostri principi e di sicuro considerare questi commenti per quello che sono: niente. Non permettere a gente che attende la nuova stagione del Grande Fratello o passa i pomeriggi a guardare Uomini&Donne facendosi selfie mentre i figli si calano l’ecstasy di svilirti. Si consapevole del tuo valore.

    Tullio

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  3. Infatti è molto semplice e becero prendersela con chi sta peggio per una paura infondata che possa femregarti il poco che rimane… Gli immigrati vengono presi come capro espiatorio, i veri problemi sono altri… #StopIntolleranza https://liberodifareilfuturo.wordpress.com/2015/07/21/la-destra-e-la-xenofobia/

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