Io sono napoletana, e sono molto arrabbiata, ma il signor Petralito non parla a nome mio.

Le immagini della nube tossica che sta abbracciando i cieli di Napoli sono impressionanti. Da un campo rom a Casalnuovo, cittadina della provincia, è stato appiccato un incendio che ancora infuria, in questo momento, per la vastità delle proporzioni e per l’insufficienza dei mezzi dei vigili del fuoco.

Quelle del fuoco che si mangia quel pezzo di terra sono immagini che fanno male, molto più di quanto sia possibile descrivere, così come lo sono quelle del fumo che man mano si è diffuso, oscurando il Vesuvio, arrivando alla zona collinare della città.

Io sono lontana, e ho potuto vederle innanzitutto in un video.

Il protagonista di quest’ultimo, tal Ciro Petralito, si lancia in improperi e accuse verso la popolazione del campo, regalando al pubblico dei social proprio quello che ci si aspettava. Un minuto e quaranta di razzismo, di livore, di rabbia cieca e pericolosa, che individua i responsabili di questo scempio tra i rom stessi che, a quanto pare, avrebbero deciso di dare fuoco a tutto quello che avevano e mettere a rischio la vita loro (c’è ancora una disperso) e di moltissimi bambini senza ragione alcuna.

incendioDi immagini di guerra ne ho viste molte, e identifico gran parte di esse con quegli enormi incendi e quelle coltri imperscrutabili di fumo nero, denso. L’odore della guerra non lo conosco, ma quello della diossina sì. Ed è quello che mi viene immediatamente in mente alla vista dei fotogrammi che fanno da sfondo all’invettiva del signor Petralito.

“Guardate cosa è successo nel campo rom a Casalnuovo. Riuscite a vedere?”, e immediatamente la telecamera si rivolge nella direzione del campo, dando un colpo al cuore, un dolore immediato e una rabbia che non si possono dire. E quella puzza, nelle narici. Anche se sono a 200km da lì la sento uguale.

Ma c’è qualcosa che fa più male di quelle immagini.

“Questo è il ringraziamento per l’ospitalità che gli diamo. Veniamo derubati, veniamo ammazzati, ci inquinano”.

“Vedete la rabbia di noi italiani? E soprattutto di noi napoletani, che ci siamo rotti il cazzo di ospitare questa gente qua”.

Il signor Petralito fa un’accusa precisa, dice che non soltanto noi “ospitiamo” questi qui, ma che sono degli ingrati. Degli approfittatori, che si beffano della nostra “ospitalità” (chi lo sa, se lui sa come si vive in un campo rom) per derubarci, ammazzarci, inquinarci.

Al di là del razzismo che permea la sottocultura di questo paese, in cui si può dire a cuor leggere che qualcuno ti deruba e ti ammazza così, in maniera gratuita e generica senza che nessuno ti chieda “Che cazzo stai dicendo? A che ti riferisci? Hai dei dati, delle prove?” ma dove anzi l’affermazione viene fatta passare per buona e genera un sacco di consensi, quello su cui mi voglio soffermare è altro.

“Ci inquinano”, dice il signor Petralito.

“I rom inquinano” è un mantra che chi si occupa di attivismo ambientale nella mia regione è abituato a sentire da sempre. Una delle falsificazioni della realtà più dure a morire. Nei campi rom dell’hinterland napoletano vengono smaltite enormi quantità di rifiuti speciali. Questo è vero ed è acclarato.

Capita, ma nemmeno sempre, che ad appiccare materialmente i roghi siano gli stessi abitanti dei campi, in genere per due ragioni specifiche. O perché, dopo proteste e richieste di interventi pubblici per liberarsi dalle discariche a cielo aperto che qualcuno gli piazza fuori casa, decidono di agire in maniera disperata.

Oppure perché qualcun altro gli chiede di farlo. Per poche decine di euro. Deprecabile? Certo. Ma possibile che nessuno si chieda se è più deprecabile chi per poche decine di euro mette a rischio la vita propria, dei propri figli e tutto quello che ha, o chi quelle poche decine di euro le offre, per liberarsi di rifiuti che gli costerebbe troppo smaltire?

Possibile che sia così facile guardare solo alla mano che getta il cerino, tralasciando sempre quella che glielo fornisce?

Chi è che non ama la propria terra, quelli che – come dite voi – ospitiamo, o quelli che per arricchirsi non si fanno scrupoli a farci respirare merda tutti i giorni?

Il signor Petralito associa alle immagini del rogo parole di rabbia giustificata, ma indirizzata male.

“La vedete la rabbia di noi napoletani, stanchi di ospitare questa gente qua?”.

Io sono napoletana, e sono molto arrabbiata, ma il signor Petralito non parla a nome mio.

Non sono stanca di “ospitare” queste persone – ci sarebbe tanto da dire anche su questo, visto che molti rom nel nostro paese sono cittadini a tutti gli effetti, esattamente come me e lei, signor Petralito. Molti di essi godono – per fortuna, io ne sono felice – dell’assistenza e dei servizi sociali. Molti altri dovrebbero e per questo mi vergogno.

Non sono stanca di ospitare queste persone. Non mi sono “rotta il cazzo”, io. Mi metto scuorno, che è diverso. Per come li facciamo vivere, per come li utilizziamo sempre in maniera strumentale ogni volta che c’è bisogno di trovare un capro espiatorio per la merda che noi produciamo, per il male che noi ci facciamo.

Se vi fanno schifo i rom che campano di elemosina e di espedienti, concorderete con me sul fatto che non possono essere loro a produrre i rifiuti industriali che nei loro campi vengono bruciati. Siamo noi, ma ci serve un cattivo che se ne liberi.

Ci serve un cattivo che si accolli la merda, tutta.

Dalla discarica abusiva dentro casa, al rogo, al razzismo che si genera.

“L’Italia è il paese dei balocchi, ma come la vuoi alzare questa testa?”.

Io la testa la voglio alzare e provo ad alzarla tutti i giorni da sempre. Quando attivo percorsi di resistenza territoriale contro la devastazione ambientale della mia terra, quando denuncio i legami tra camorra, istituzioni e quell’imprenditoria che si arricchisce sulle nostre vite.

Chi sono gli imprenditori che non rispettano i protocolli di smaltimento dei rifiuti pericolosi, signor Petralito? Da dove vengono? Sono rom? O sono più italiani, spesso più napoletani di me e lei messi insieme?

Ma così è difficile denunciare. Così è difficile piacere.

Mentre ieri venivano fuori le prime testimonianze sul fatto che si trattasse di un incendio doloso, appiccato da italianissimi, il video del signor Petralito aveva già fatto centinaia di migliaia di visualizzazioni, decine di migliaia di condivisioni, migliaia di commenti. Un video di poco più di un minuto e mezzo che niente diceva, niente chiedeva, ma diffondeva solo accuse e odio infondati, falsi. Quante di quelle centinaia di migliaia di persone si saranno ora rese conto che quello che hanno visto non è altro che uno sfogo razzista, privo di qualsiasi base reale? Quante di quelle decine di migliaia di persone saranno giunte ad avere la seconda informazione – “Non è vero niente!” – e avranno rimodulato, corretto, la propria condivisione provando a pulire quella macchia di odio dalle proprie bacheche? Quante delle migliaia di persone che hanno commentato in maniera truce, becera, si saranno non dico vergognate, ché magari quelle cose le pensano ogni giorno, ma almeno sentite stupide per le parole che hanno sprecato?

“W Salvini”, “Organizziamoci contro i rom”, “Cacciamoli tutti”, “Magari era una bomba contro ‘sti rom di merda”, “Speriamo che ne hanno uccisi molti”, “Facciamolo anche vicino casa mia”.

Questi i più rilevanti, manco è il caso di continuare l’elenco ai fini di quello che voglio dire. Istigazione all’odio e alla violenza, razzismo, menzogne.

La verità è venuta fuori, è vero. Ma quando quasi mezzo milione di persone aveva già visto quel video, senza sapere di cosa si parlasse. Quanto è pericoloso un meccanismo del genere?

È agghiacciante. Ma non è tutto.

Esiste da molto tempo un blog – cui corrisponde una pagina facebook da sempre molto attiva – chiamato “La terra dei fuochi” dove gli amministratori (l’amministratore, si tratta di un solo personaggio che ciclicamente si propone alla ribalta e prova in maniera fallimentare a cavalcare ondate di protesta e tornate elettorali con risultati sempre più fantozziani) – che si propone come osservatorio dei roghi tossici della mia regione ma che invece non fa altro, da sempre, che individuare nei presidi rom dei territori gli unici responsabili e nei loro abitanti i colpevoli principali del male che ci sta ammazzando da decenni.

Nella regione del biocidio.

Nella regione dei rifiuti tossici che inquinano le falde acquifere.

Nella regione dell’inceneritore di Acerra.

Nella regione a proposito della quale le dichiarazioni di un pentito sono state secretate per decenni. Nella regione in cui addirittura i servizi segreti hanno fatto accordi con la malavita per inquinare la terra.

Nella regione che per decenni e in segreto è stata la discarica, la fogna, il deposito della monnezza di Italia e mezza Europa.

Proprio qua, secondo “La terra dei fuochi”, il problema sono i rom. E bisogna “cacciare questi maiali”. Bisogna “smantellare le baraccopoli”. Un paio di nomi di politici tirati fuori a caso, giusto per dare colore, accusati per lo più di incapacità e negligenza, e nessuna responsabilità istituzionale. Sono i rom il problema. Del resto, se ti candidi con Caldoro alle elezioni e ti ergi a paladino della giustizia ambientale è evidente che hai una lettura quanto meno fantasiosa dello scempio che si consuma a casa nostra.

Non lo so bene dove volevo arrivare. Il cielo di Napoli ancora è velato da quella nube di merda. l’aria della mia città ancora puzza di diossina. C’è ormai la certezza che tutto questo sia stato prodotto da italiche mani, ma ancora l’onda lunga di odio e razzismo che questo rogo ha generato sta investendo a pieno i social network e le teste dei miei concittadini e la cosa agghiacciante è che nessuna smentita arriverà lontano quanto la faccia incazzata e le parole di odio del signor Petralito, del signor Ferrillo e di tutti quelli che, ogni santissima volta, si ammoccano sempre la palla a cui è più facile credere.

Oggi a Napoli è una giornata cupa, molto cupa. E non solo per il fumo nero che si sta mangiando il nostro cielo.

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3 risposte a Io sono napoletana, e sono molto arrabbiata, ma il signor Petralito non parla a nome mio.

  1. Fausto ha detto:

    Ma da quale cazzo di pianeta vieni? Meno male che sono in pochi a leggere sto blog.
    P.s. non sono arrivato nemmeno a metà articolo, troppe stronzate per i miei gusti

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  2. Pingback: DA NELPAESE.IT / La terra dei fuochi brucia ancora, tra nubi tossiche e razzismo | Identità Insorgenti

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