Balene blues

1Oh comunque io conosco una versione diversa di Balena Blu.

E’ un fatto un po’ più lungo di 50 giorni, però funziona assai.

Devo dire, non sempre finisce con la morte dei protagonisti, però sul tema dell’annichilimento e dell’induzione alla depressione funziona alla grande.

Praticamente si parte quando hai più o meno 13 o 14 anni quando, senza che tu abbia idea di quello in cui ti stai cacciando e senza che nessuno ti spieghi l’entità della cosa, ti chiedono di prendere una decisione che determinerà il corso della tua vita e lo sviluppo di tutte le tue inclinazioni e attitudini.

Quasi sempre senza possibilità di tornare indietro, te la accolli per un minimo di cinque e un massimo di sette-otto anni, in linea di massima. Qui praticamente sei costretto ogni giorno a svegliarti tra le sette e le otto e recarti nello stesso posto, dove devi stare seduto per svariate ore fermo a fare in modo che ti entrino nella testa delle cose che non c’entrano niente con tutto quello che ti accade intorno.

La tua capacità di alienarti e non guardare più alla realtà vera, ma solo a quel pezzo che qualcuno decide che conta, viene di tanto in tanto messa alla prova e giudicata. Ti assegnano un punteggio costantemente, per tutto quello che fai. La cosa importante è che tu accumuli punti, e per farlo non devi inventarti assolutamente niente di nuovo.

Meno di te ci metti, meno novità ti sforzi di immaginare e più sei ligio alle prescrizione dei tuoi controllori, più il tuo punteggio e alto e hai la possibilità di uscire dalla prima fase del gioco entro il tempo minimo, cioè cinque anni.

A quel punto arriva un ulteriore livello di difficoltà, perché dal posto iniziale che bene o male era identificato da quattro mura e una serie di prescrizioni abbastanza semplici da seguire, viene invece mandato, anche qui per un tempo indeterminato, in un labirinto in cui praticamente devi pagare per entrare e per restarci, e non devi assolutamente mettere niente di te in quello che fai per fare in modo da poterne uscire nel più breve tempo possibile, altrimenti sei condannato a vagare per sempre in questa dimensione: nessuno verrà a salvarti.

Per affrontare questo labirinto c’è un livello di difficoltà maggiore di quello precedente: qui hai bisogno di soldi, di tempo, di investire totalmente la tua vita e non più una porzione ridotta di essa, per districartene.

Nel corso di questo livello del gioco man mano ti vengono riproposte delle prove.

A volte uno o più dei tuoi controllori, invece di svolgere la propria funzione, abdica per guardare soltanto a sé, al proprio percorso e a quello dei suoi sodali. Non si è mai tutti uguali in questo labirinto.

Altre volte, siccome per entrare nel labirinto hai bisogno di soldi, e non tutti ce li hanno, arriva un bonus esterno che ti garantisce la possibilità di partecipare al gioco come tutti gli altri.

Perché il gioco è democratico, tutti devono poter partecipare per capire chi è il migliore e ne esce meglio.

Solo che anche questa, che potrebbe sembrare un’agevolazione, è un’altra delle perverse soluzioni del gioco stesso per renderti difficile la partecipazione.

E quindi in realtà il bonus esterno non esiste, e anche se qualcuno te lo ha promesso non arriva, o arriva in ritardo, o è insufficiente, e a questo punto scatta un’altra delle difficoltà programmate nel gioco.

E’ un insieme di prove di forza che tu devi fare, che consistono nel farti sfruttare da gente a caso per raccattare risorse, nel mettere a dura prova anche tu, come nel caso della Balena Blu, i ritmi del tuo sonno per far entrare nelle tue giornate tutte le attività di cui hai bisogno per stare al gioco, nell’affrontare il fatto che mentre le difficoltà e le attività aumentano, il sistema di assegnazione del punteggio resta inesorabilmente lo stesso, e tu devi fare il possibile per stare al passo.

Se sei particolarmente tenace, a una certa esci dal labirinto e pensi di avercela fatta.

E qua il gioco ti fotte, perché si annulla completamente la nozione di sfondo, di scenario, e tutta la tua vita diventa parte del gioco: a questo punto non puoi più rapportarti al gioco come a qualcosa di esterno dalla tua vita perché è tutta la tua vita, ti è entrato dentro e ti ha pervaso al punto che non puoi uscire più.

Non c’è più un grande spazio, fisico o concettuale, in cui tu ti rechi e ti accolli una serie di prove.

Il grande spazio è sostituito da tanti piccoli spazi, una miriadi di piccole bolle di spazio e di tempo in cui stai seduto a una scrivania a rispondere al telefono a centinaia di persone al giorno, stai per strada di giorno e di notte a distribuire pezzi di carta e passanti scocciati, fai la trottola in giro per una città, due, tre città, a fare cose a caso che consistono, essenzialmente, nel mettere il tuo corpo e il tuo cervello al servizio di tutti quelli che hanno giocato a un gioco migliore del tuo fino a quel momento, e a farlo in linea di massima in mille modi e maniere che non hanno niente a che fare con il gioco che hai fatto fino a ora. Qui vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo non nel senso delle forti emozioni, ma perché ogni giorno potrebbe essere l’ultimo delle poche certezze che riesci a costruire.

Perché le certezze in questo gioco hanno un tempo determinato e non ti è mai dato sapere quale sia.

Ho conosciuto molte persone coinvolte in questo gioco.

Non sempre sono morte, a volte sì.

Ma, anche quelle che non sono morte, alla fine hanno perso.

Perché in questo gioco perdi sempre.

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Una risposta a Balene blues

  1. skeria88 ha detto:

    Eh che gioco di merda in effetti.
    Bel post!

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